domenica 5 agosto 2007

E sottolineo se

E se, diversamente da quanto accade nel poetico mondo dei fumetti, non ci fosse data una seconda possibilità per recuperare il tempo perduto?
E se il perverso intreccio tra la velocità del moto e l’indeterminatezza della meta dovesse produrre davvero effetti distorcenti e irreversibili sulle nostre vite, sulla nostra capacità di dare loro un senso, mentre corriamo di qua e di là in cerca di un futuro che non c’è, che non vediamo, che si contrae sempre più pericolosamente sul presente?

Le domande sono meno scontate di quello che sembrano.
Noi oggi sappiamo che la possibilità di disporre di un’ombra lunga del futuro sul presente è legata al fatto di disporre di una risorsa preziosa come l’avere identità che, a sua volta, è data dalla stabilità dei riconoscimenti sui quali ciascuno di noi può fare affidamento nel lungo termine. E che quando questa stabilità si contrae, e le prospettive di futuro su cui in qualche modo possiamo proiettare noi stessi con gli altri, si accorciano, fino a ridursi al presente, si modifica il modo di definire i nostri interessi, i nostri bisogni, i nostri ideali, le nostre speranze, e ciò produce variazioni nella nostra capacità di orientarci nel mondo con gli altri.

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