Niente più tempi morti nelle nostre vite. Non possiamo permettercelo. A nessuna età. Come dimostra l’agenda settimanale di un qualunque figlio della middle class italiana dagli 8 anni in su: la scuola e i compiti, tutti i giorni; sport, teatro o ballo, due o tre volte a settimana; l’appuntamento col dentista per dare una controllata alla macchinetta il mercoledì; il cinema o la festa di compleanno di qualche compagno di classe (o di modulo) il venerdì o il sabato; la domenica col papà, in particolare se ha la ventura di essere figlio di genitori separati.
E’ una vita da stressati. Che ci sfugge. Nella quale il tempo diventa sempre più prezioso. Tiranno. Impalpabile. Irrecuperabile. Incomprensibile. Irraggiungibile.
La morale della storia sembra, almeno a prima vista, abbastanza semplice.
Il tempo è denaro. Divora ogni cosa. E dunque bisogna andare al massimo. Preferibilmente a gonfie vele.
Conoscere le ragioni o la meta? Non è indispensabile. Ciò che conta davvero è non restare indietro. Raggiungere l’obiettivo. Qualunque esso sia. Ovunque esso sia. A qualunque costo.
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